Perché si cambia?

20 Settembre 2024

Una canzone dice che si cambia per non morire, ma ci possono essere motivi meno drammatici per farlo. Si cambia parrucchiere perché non si è più soddisfatti, si cambia automobile perché ormai è vecchia o per averne una più potente o più grande (o più piccola, dipende), tanti sono i cambiamenti nel corso di una vita.

Io ho cambiato didattica subacquea. Insoddisfatta della precedente? Direi proprio di no.

Ho cominciato i corsi di subacquea otto anni fa, in FIPSAS. Tutti credo conoscano bene o male la didattica di FIPSAS: tante ore in piscina per lavorare molto sull’apnea, ma anche con le bombole, rigore nel rispettare le varie procedure, una formazione specifica dei futuri istruttori. Sono e lo sarò sempre (e l’ho sempre detto e sempre lo dirò) riconoscente nei confronti dei miei istruttori FIPSAS, alcuni dei quali mi hanno trasmesso la vera passione per questo mondo. Dirò di più, mi hanno anche fatto tornare la voglia di scrivere, cosa che mi ha permesso di entrare nel mondo UTRtek – Magazine, grazie all’invito di Giorgio Anzil.

Mi sono preparata per diventare istruttore UTRtek studiando prima la teoria, che è la stessa di quando ho seguito i corsi FIPSAS, e allenandomi a secco: certo qualche esercizio degli skill magari è leggermente diverso o l’ordine non è lo stesso, si usa un acronimo per ricordare i passaggi pre-immersione che non è il medesimo. Ma alla fine che importa, il modo di andare in acqua è quello: assetto, trim, team, anticipazione, attenzione. Anche divertimento direi, altrimenti diventa un corso di addestramento militare. E di divertimento ce n’è stato quando ho affrontato la sessione in acqua.

Allora hai cambiato perché…? Perché credo che sia altamente formativo guardare fuori del proprio giardino, perché credo nel confronto con chi è “diverso”, con chi si approccia in maniera simile ma con sfumature diverse. Perché solo aprendo la mente, non fossilizzandosi su quanto si è sempre fatto pensando “Ho fatto così da sempre, per sempre farò così”, aggiornando le proprie tecniche per andare in acqua (perché forse qualcuno ha provato che in questa maniera “nuova e diversa dal solito” le cose funzionano meglio): solo così si diventa subacquei migliori.

Migliori di quello che eravamo prima, non migliori degli altri.

L’entrata in UTR mi ha fatto capire che un subacqueo con già un po’ di esperienza riceverà una formazione di livello e si perfezionerà, così come un neofita si sentirà coinvolto e non inferiore perché “non tecnico”. Ammetto che anche io pensavo, per sentito dire i primi tempi, quando facevo i primi passi in questa realtà, che UTR fosse solo e sempre tecnica. Niente di più falso. Non è “essere tecnici” scendere con la frusta lunga. Si può restare ricreativi (ma a me piace dire semplicemente subacquei, perché quello siamo) anche senza usare l’octopus.

Prima di prendere questa decisione (cambiare didattica) è passato del tempo: mi sentivo come sull’orlo di un pontile davanti al mare immenso. Tenere i piedi ben piantati su qualcosa di solido o buttarsi nel mare? La pietra può sgretolarsi, il mare può essere in tempesta, approderò comunque su un’isola, conscia di averci almeno provato.

Ma il mio non è un cambio drastico, non rinnego la mia formazione in FIPSAS, né chiudo rapporti e amicizie: è un cambio di prospettiva, è un aprirsi verso un orizzonte nuovo. Tante sono le occasioni che danno una svolta alla nostra vita e non per forza ci fanno chiudere con il passato. Alcune ci capitano, altre siamo noi a cercarle, altre ancora ti trovano da sole.

Anche tu “hai cambiato”? Vuoi raccontarmi la tua storia? Hai delle domande da pormi?

Scrivimi: claire.beaux@utrtekmagazine.com

Claire Beaux

Ho scoperto le meraviglie del mondo sommerso da poco: sono appassionata di grotte e relitti e UTR-ADV Rec Instructor.
Laureata in fisica, ho insegnato per diversi anni e mi sono dedicata alla divulgazione. Lavoro come freelance nell'ambito dell'editoria scolastica.

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