Missione “Re d’Italia” e “Palestro”: la tragica storia delle prime corazzate italiane
Oltre un secolo e mezzo dopo la battaglia di Lissa, Davide Ciampalini e il suo team Wse sono riusciti a scendere ad una profondità di 115 metri ed a penetrare per primi nelle stive delle corazzate italiane affondate dalla marina asburgica durante la terza guerra di Indipendenza
Al lavoro burocratico e quello organizzativo, Davide Ciampalini affianca, come abbiamo detto nella prima parte dell’articolo, una fitta ricerca d’archivio per sapere tutto quello che si può sapere sulla nave. La fregata Re d’Italia insieme alla cannoniera Palestro e ad altre 10 corazzate, “facevano parete del progetto di rinnovamento e potenziamento della Regia Marina iniziato da Cavour ancor prima dell’unità d’Italia”, racconta Ciampalini.
Inizialmente la Marina italiana era composta dalla fusione della Marina sarda, borbonica, siciliana, toscana e pontificia e possedeva soltanto vascelli in legno. Per rafforzare la flotta furono commissionate 12 nuove corazzate, navi di nuova generazione per l’epoca. Queste avevano lo scafo in legno corazzato da piastre di ferro e disponevano sia di vele che di eliche, erano armate con cannoni in bordata e grossi speroni a prua sotto la linea di galleggiamento.
La maggior parte delle unità fu costruita all’estero perché molti dei cantieri italiani ancora non erano attrezzati per costruire navi di quel tipo. Otto furono varate in Francia, tra cui la cannoniera Palestro, Il Re d’Italia, la gemella Re di Portogallo in America, l’ariete corazzato Affondatore in Inghilterra. Quest’ultima fu la prima nave ad avere i cannoni in torrette corazzate mentre il Principe di Carignano a Genova fu la prima nave corazzata ad essere costruita in Italia.