In questo periodo venivano spesso organizzati da UTR full-day all’Argentario, erano i tempi del Marea, una grande barca con base a Porto Santo Stefano e io non perdevo mai l’occasione per partecipare. Ecco, durante questi full-day ebbi il secondo colpo di fulmine. Fu in queste uscite che iniziai a conoscere di persona Massimo Barnini e il primo Team WSE.
Come già scrissi nel libro della spedizione a Lissa rimasi subito colpito e incuriosito da questo gruppo di temerari subacquei che sembravano provenire da un altro pianeta. Vederli scendere con quei giganti bibo 20+20 sulla schiena, 5 stage, quegli enormi e pesanti scooter e vederli risalire dopo 3 ore con i profondimetri che segnavano 3 cifre li faceva sembrare dei marziani, ma furono proprio loro a farmi innamorare di quel tipo d’immersioni.
In seguito nel 2009/10 giunse il successivo step con il Trimix Ipossico e il cambio di configurazione, passando dal 12+12 al 18+18 con scooter.
Insieme arrivarono nuovi obbiettivi come i relitti del Caboto e Capacitas, l’elica della Haven e le prime lunghe scooterate alle Formiche. Con il corso Professional raggiunsi l’ambito traguardo.
Era il 21 ottobre del 2012 e alla Secca della Croce all’isola del Giglio segnai i miei primi 100mt insieme a Marcello Bussotti. Conservo ancora la pagina del wet notes con scritto 100 di quel giorno. Le immersioni si facevano sempre più interessanti, lunghe e profonde, andando ogni volta alla scoperta di nuovi e famosi siti che fossero relitti, secche o pareti.
Ricordo la prima volta sul Marsala che a quel tempo era un must e i primi 25min a 100mt, l’ancorone del Fenaio, le lunghe scooterate a Mezzo Canale, il Nina, l’UJ, e i 30min sull’U455.
Ogni immersione era sempre un piccolo passo avanti per affinare le conoscenze del sistema decompressivo mnemonico.
Ormai ero arrivato al limite del circuito aperto, o per lo meno quello che era per me il suo limite.
In una delle ultime immersioni in circuito aperto ricordo feci circa 1 ora a 80mt di AVG svuotando il d18, una stage di fondo e quasi tutte le stage per la deco.
Era palese che quello non era più un sistema adatto al tipo di immersioni che stavo facendo e quindi dopo 6 anni di onorato servizio del mio grande bibo era giunto il momento di guardarsi intorno e passare ad un rebreather. Dopo averci pensato a lungo decisi che quello che avrebbe fatto più al mio caso era il pSCR. Nel 2016 iniziai il percorso pSCR con Leonardo Zillo insieme ad altri 2 amici che avevano fatto la mia solita scelta, Massimo e Paolo. Superato un primo periodo di rodaggio per capire il funzionamento del pSCR entrai subito in confidenza con il nuovo sistema d’immersione.
Piano piano prendevo sempre più familiarità e il vantaggio che la macchina dava in termini di scorta di gas era fin troppo evidente. Inizia ad allungare sempre di più i tempi di fondo che ero abituato a fare in CA partendo prima da basse profondità e poi sempre più giù. La prima immersione degna di nota fu sul relitto del Nina, 45min di fondo tra 100 e 110mt con AVG 95mt.
Poi un giorno arrivò la notizia che aspettavo da quasi 2 anni: arrivarono i permessi per immerrgersi sui relitti di Lissa, Re d’Italia e Palestro.
La spedizione di Lissa del 2018 credo ormai sia nota a tutti, fu un’esperienza fantastica sia per me come organzizzatore sia per UTR sulla quale scrissi anche il libro “Lissa e le corazzate della Regia Marina.”
In quella spedizione ci spingemmo ancora pìù avanti con profili di 35min a 115 e 120mt con AVG vicine ai 100mt e uscite in poco meno di 4 ore che ci consentirono di portare ancora un passo avanti avanti il nostro sistema decompressivo.
Da Lissa in poi è storia abbastanza recente, negli ultimi 5 anni è stato un susseguirsi di immersioni ed esplorazioni emozionanti che hanno regalato momenti indimenticabili.
La storia continua…