Il Giaguaro nel lago

Dall'abat jour al Jaguar
9 Novembre 2023
Lo wireframe del modello, circa 300.000 poligoni.
Lo wireframe del modello, circa 300.000 poligoni.

Un abat jour che avevo in casa si era prestata per farmi da primo soggetto. Scattata qualche foto con il cellulare, assemblato il tutto con Meshroom, ora potevo osservare una buona riproduzione digitale dell’oggetto sul monitor.
Mi chiedevo se l’operazione sarebbe riuscita anche in acqua. Dovevo trovare un soggetto “piccolo”. Iniziare da un grande relitto mi pareva una cosa assolutamente fuori discussione. Un altro problema era rappresentato dal fatto che eravamo nella fine del mese di Dicembre. Io abito dalle parti di Milano, il mare è lontano e in quel periodo di quell’anno non percorribile per via delle mareggiate.
Qua in Lombardia, nel lago Lario, c’è un punto di immersione chiamato “Le macchine”, dove una serie di automobili riposano su un fondale che va da quindicina di metri ad oltre i sessanta.
Ecco un buon soggetto: una delle macchine. Ricordavo un relitto di Jaguar in buone condizioni, abbastanza riconoscibile. Il lago d’inverno generalmente ha una buona visibilità, perché non provarci?
Prendo la mia compatta, una Sony Rx100 e vi monto una lente bagnata della Fantasea (un UWL-400Q ). Con quella il campo dell’obiettivo della compatta si allarga non poco ma devo dire che non avevo alcuna idea sulla riuscita che avrei ottenuto.
Vado quindi nel lago di Como, località Moregallo, mi tuffo alle macchine, scendo sulla Jaguar e girandoci attorno faccio due minuti di filmato. Il video è questo sotto, non è un granché ma poteva andare bene.

Il filmato girato al sito de “Le Macchine”, Lago Lario.

Arrivato a casa estraggo con un programmino circa 500 frame dai 2 minuti di video, do tutto in pasto a Meshroom e… incredibile. Avevo un risultato.
Il software era riuscito ad allineare praticamente tutte le 500 immagini. Fatto l’allineamento, gli altri passaggi sono abbastanza meccanici: nuvola, sparsa, nuvola densa, mesh, tessitura e voilà, sullo schermo c’era adesso una buona riproduzione della Jaguar de “Le Macchine” del Moregallo.

Era decisamente lei, c’erano degli artefatti, ma per essere la prima volta potevo dirmi soddisfatto. Col senno di poi qualche erroretto lo avevo fatto: Il primo è che per un modello così piccolo 100-150 foto sono più che sufficienti. 500 sono decisamente troppe e avere troppe fotografie non dà un particolare valore aggiunto, se non introdurre degli artefatti. Il secondo era rappresentato dal percorso della telecamera. Quello che vedete nell’immagine sotto. Avevo fatto un solo giro attorno al soggetto, muovendomi sul medesimo piano, per cui le superfici orizzontali erano state riprese troppo di “sbieco” per poter ottenere una rappresentazione pulita. Il fenomeno si nota per esempio sul tettuccio dell’auto.

Per un buon risultato è necessario inquadrare i medesimi punti da posizioni differenti eseguendo più passaggi sulla medesima zona da angolazioni diverse, idealmente in modo ortogonale ai piani del soggetto.
Avrei dovuto fare almeno una passata “da sopra”. Per questo tipo di soggetti, piccoli, è consigliabile muoversi a spirale, sollevandosi dal piano iniziale, girando attorno ma tenendo l’inquadratura più o meno sul loro centro. Il percorso a spirale dovrebbe terminare sull’azimut, guardando da sopra il soggetto. Naturalmente funzionerebbe benissimo anche fare il contrario: inquadrare il soggetto da sopra e scendendo, ruotarci attorno per un paio di volte fino ad arrivare al livello del fondale. In ogni caso come insegnamenti mi portavo a casa che: non è necessario scattare delle fotografie, anche da un video si possono produrre risultati accettabili; una macchina fotografica compatta va benissimo; la lente bagnata sembra anch’essa andare bene. Adesso, però, volevo un soggetto “vero”: un relitto con una sua storia e anche. come molti relitti purtroppo, con una sua tragedia. Dovevo andare in mare. Per i patiti dei numeri, il modello di questo articolo è stato realizzato rielaborando 200 immagini delle 500 originali. Con queste se è generata una “nuvola densa” di circa 17 Milioni di punti, da cui è stata tirata fuori una superficie (quella che vedete in wireframe all’inizio) di circa 3.000.000 di poligoni. Un po’ troppo, così tanti non aggiungono niente a livello di dettagli. La superficie è stata poi decimata per avere un modello un po’ meno ingombrante. Quello che vedete nelle tre immagini centrali è composto da circa 300.000 poligoni.

Non perderti anche

Perchè un organo di stampa?

La creazione di un organo di stampa per la didattica

Tecline Academy

Quando si vuole offrire il meglio al proprio cliente, quando

Il Personaggio

Fin da piccolo ho sempre visto girare per casa l’attrezzatura